Piovono critiche sulla cucina italiana da parte del professore universitario Alberto Grandi, la verità la dice lui.
Alberto Grandi, uno studioso di storia economica e di storia dell’alimentazione con base presso l’Università di Parma, ha suscitato molta attenzione dopo l’intervista al Financial Times in cui ha parlato del fenomeno dei falsi miti e delle false notizie che circondano la cucina italiana.
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La sua analisi ha attirato l’attenzione di numerosi media nazionali, ma anche di quelli internazionali. Riferendosi a diversi capi saldi della tradizione culinaria italiana come la pizza, l’insalata caprese, il panettone, la carbonara ha dichiarato che in realtà corrispondono ad un’interpretazione mistificata del vero.
Professore universitario, che da molti è stato preso di mira proprio per le sue illazioni senza fondamenta sulla cucina italiana, dopo l’intervista rilascia all’estero in cui criticava la cucina italiana ha deciso di “ritrattare” giustificandosi che in realtà “sono gli italiani a non aver colto il messaggio” (certo!).
Alberto Grandi sostiene che l’identità italiana in realtà non sia autentica ma frutto di una serie di contaminazioni che l’avrebbero resa oggi migliore. Pone l’esempio che negli anni passati si mangiasse in modo migliore in Belgio rispetto all’Italia, e che se la pizza Napoletana non fosse approdata a New York sarebbe rimasto un piatto insignificante e privo di sapore, mentre arrivando negli Usa avrebbe acquisito quella contaminazione giusta tanto da renderla la prelibatezza di oggi… Abbiamo qualche serio dubbio al riguardo!
Il professore ribadisce che l’identità della cucina è un processo non statico, ma che muta si trasforma grazie alle contaminazioni dell varie culture. Nella sua replica, insiste che se la pizza, ad esempio, non fosse arrivata in America sarebbe scomparsa! (Assurdo!) Inoltre, sostiene che la stessa Italia non è certa della sua superiorità culinaria. In quanto risulterebbe uno dei primi paesi per consumo di sushi, poiché magari i giovani di oggi preferiscono un piatto giapponese ad uno italiano. Insomma, il punto saliente?
Dire che la cucina italiana si fa solo così è sbagliato e controproducente. Staremo a vedere come il web avrà preso la notizia e, come nell’ultima intervista, vedremo un orda di critiche pronte a far decadere ogni punto delle sue affermazioni. Nessuno dice che non ci sia bisogno di innovazione nel mondo gastronomico ma che dei capisaldi made in italy siano tali solo perchè siano approdati in altri parti del mondo, e anzi, solo per questo siano definiti delle prelibatezze, siamo arrivati davvero alla frutta!