Il tiroidismo di Hashimoto, o tiroidite cronica autoimmune, chiamata così perché descritta per la prima volta dallo specialista Hakaru Hashimoto nel 1912, è tra le più comuni e frequenti patologie tiroidee e la prima causa di ipotiroidismo primario. E’ una malattia infiammatoria che colpisce la tiroide, spesso di natura genetica, che colpisce soprattutto le donne di mezza età, ma con una corretta alimentazione si può affrontare meglio il problema. Cerchiamo di capirne di più.
Inizialmente questa malattia non offre segnali evidenti. Tra i primi sintomi del tiroidismo di Hashimoto annoveriamo l’aumento di peso, un senso perenne di stanchezza, la difficoltà di concentrazione, palpitazioni e tachicardia, diarrea, sudorazione eccessiva, disturbi del sonno, fame e sete eccessive, tremore delle mani, diminuzione del desiderio sessuale, depressione e debolezza muscolare.
La diagnosi viene accertata con uno specifico esame del sangue e trattandosi di malattia cronica non può essere debellata, ma solo tenuta sotto controllo in modo che non possa causare conseguenze più gravi. Non esiste neppure una terapia risolutiva, ma la tiroidite di Hashimoto può essere tenuta a freno anche grazie ad una giusta e apposita alimentazione.
Tra i cibi maggiormente indicati per chi soffre di questa malattia elenchiamo il pesce di mare e i molluschi, grazie alla presenza di iodio, l’olio di cocco, lo zenzero, la curcuma, frutta e verdure, cereali integrali, semi di lino, noci, rosmarino, mandorle, nocciole e semi di zucca. Da limitare il consumo di zuccheri e grassi saturi, di latticini, di glutine, dei piatti ipercalorici, di uova, di olio di semi e di carne e bisogna assolutamente evitare il fumo.
La tiroidite di Hashimoto non rappresenta una controindicazione per le donne che ricercano una gravidanza, ma le donne in età fertile colpite da tale patologia devono seguire adeguate terapie durante la gestazione per evitare complicanze o malformazioni del feto.