Nel mercato italiano sta succedendo qualcosa di poco logico: da una parte il prezzo del grano sta scendendo ma dall’altra sta aumentando quello della pasta. Facciamo chiarezza su cosa sta avvenendo.
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Il mercato del genere alimentare in Italia sta attraversando un periodo fortemente illogico. Difatti se da una parte il prezzo del grano sta scendendo sempre più, dall’altra parte il costo della pasta sta aumentando notevolmente.
Il costo del grano si sta piano piano riassestando sui livelli precedenti rispetto alla guerra in Ucraina attestandosi a 784,5 dollari per staia.
Tale numero è molto simile a quello che possedeva una settimana prima rispetto all’attacco di Mosca nei confronti di Kiev.
Scende il prezzo del grano ma sale quello della pasta: cosa accade sul mercato?
Sicuramente il mercato sta vivendo una fase di rilevante volatilità: dal possibile effetto speculazione alla distorsione di catene di approvvigionamento e linee produttive, è difficile dividere gli elementi legati a ordinari processi economici dal fattore speculazione.
Tuttavia, secondo Cia- Agricoltori Italiani, la pasta è salita di prezzo registrando un +17% sul mercato: ad oggi alcune tipologie infatti toccano addirittura il valore di 1,70 euro al kilogrammo. In alcune regioni addirittura si è rilevato un incremento del 20%.
Questo aumento è collegato in modo principale ai costi di produzione e non tanto a quelli della materia prima, ovvero il grano.
Difatti sono aumentati sia gli esborsi per quanto riguarda il confezionamento che quelli per quanto concerne il trasporto (i famosi rincari della benzina).
Le parole di Gianluca Lelli, amministratore delegato di Consorzi Agrari d’Italia
Lelli ha recentemente spiegato che “il fattore di decremento del grano è dovuto sicuramente ad azioni speculative.”
Ha poi proseguito il discorso: “La speculazione è evidente anche alla luce del fatto che le rese per ettaro, in ogni parte d’Italia, sono inferiori rispetto allo scorso anno, quindi è chiaro il tentativo di cercare di abbassare la quotazione“.
Le parole di Lelli hanno un fortissimo valore di protesta in quanto specificano che la scarsità di beni o l’aumento dei prezzi derivino più da una minaccia diretta nei confronti dei cittadini che in tal caso non possono reperire gli alimenti piuttosto che ad un’effettiva scarsità.