Il grande inganno che ci potrebbe essere dietro i prodotti senza glutine: lo svela un saggio di una studiosa americana, esperta di salute pubblica.
Nonostante l’ampia disponibilità di prodotti senza glutine, le persone celiache non possono dare per scontato che questi alimenti siano effettivamente sicuri. Le etichette alimentari spesso contengono informazioni imprecise, creando un paradosso per chi ha bisogno di una dieta rigorosamente priva di glutine per motivi di salute.
Emerge in un libro di Emily Abel, docente emerita alla UCLA Fielding School of Public Health e storica di medicina e salute pubblica: nel testo, inedito in Italia e uscito da qualche giorno negli USA, dove i celiaci rappresentano l’1% della popolazione, si spiega come i produttori di alimenti senza glutine sarebbero più concentrati sull’aspetto commerciale che sulla salute dei consumatori.
L’assioma è che molto spesso la cultura alimentare tende a vedere il senza glutine come una scelta di vita anziché una necessità medica. Questo lascia ampi margini di manovra per abusi nell’uso di etichette e ingredienti che non sono completamente trasparenti. Bisogna poi fare i conti con quello che effettivamente si conosce di una malattia come la celiachia.
Questa può manifestarsi con sintomi come anemia, problemi gastrointestinali e infertilità , e l’unico trattamento è una dieta rigorosamente senza glutine. Secondo l’esperta, però, molti pazienti non vengono diagnosticati correttamente, a causa della scarsa conoscenza da parte dei medici. La saggista poi analizza gli aspetti sociali, culturali e storici della celiachia, evidenziando le difficoltà quotidiane di chi ne è affetto.
Per comprendere bene cosa accade, occorre conoscere le normative: la docente spiega che negli USA le leggi attuali sull’etichettatura richiedono solo che venga indicato il grano come allergene, ma non menzionano segale o orzo, che contengono anch’essi glutine. Inoltre, in alcuni casi, l’etichetta “senza glutine” è apposta in modo casuale su alimenti che, in realtà , non dovrebbero contenerlo.
Pensiamo a prodotti come la frutta o le verdure, che naturalmente non hanno glutine: per combattere la celiachia, gli alimenti senza glutine tutti al naturale sono la soluzione migliore e non ci sarebbe nemmeno bisogno di stare a sottolinearlo anche nelle etichette. Ma appunto la disinformazione sul tema regna davvero sovrana, e possiamo dire tranquillamente che il sistema USA non è un’eccezione.
Per tale ragione, Emily Abel critica le aziende alimentari che sfruttano il mercato senza glutine con prodotti ultra-processati e costosi: a suo avviso occorre preparare da soli le pietanze in casa, per garantire che il cibo consumato sia fresco e privo di rischi nascosti. Tutto questo, peraltro, con un notevole risparmio di denaro, rispetto appunto ai cibi giĂ preconfezionati.
Non vanno peraltro sottovalutate proprio le conseguenze: consumare anche piccole tracce di glutine può scatenare una reazione immunitaria pericolosa, che danneggia l’intestino tenue. Questo danneggiamento compromette l’assorbimento dei nutrienti e può provocare problemi gastrointestinali, stanchezza, mal di testa e perdita di peso. Se non trattato, il rischio a lungo termine include tumori intestinali, infertilità e osteoporosi