C’è l’allarme dei consumatori dopo un test su vari marchi di olio extra vergine di oliva. Per gli esperti ci sarebbero tracce di pesticidi. Vediamo nel dettaglio cosa è successo e quali sono i brand interessati.
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Alcuni oli italiani sono stati recentemente analizzati da uno studio tedesco che dopo aver effettuato i test ha affermato di aver rilevato tracce di oli minerali e di pesticidi.
L’azienda principalmente coinvolta è quella dell’olio a marchio Filippo Berio ma le tracce di deltametrina, un pesticida, e di oli minerali riscontrate, è da specificare che risultano comunque sempre a norma di legge.
Filippo Berio (gruppo Salov) ha voluto replicare specificando dettagli importanti circa i metodi con cui è stata effettuata l’indagine.
Innanzitutto ha ritenuto la ricerca chiaramente “inappropriata e non conforme” a quanto stabilito dalla regolamentazione UE e dall’International Olive Oil Council.
Sembra essersi trattato di un test non basato su metodologie ufficiali determinando così risultati non effettivamente oggettivi.
Inoltre, ad esser stato analizzato è un olio che non è presente sul mercato italiano ma in commercio solo in Germania, si tratta del Filippo Berio Olivenöl Classico 500ml, GTIN 8002210113312.
La replica dell’azienda mette in luce dettagli importanti
Filippo Berio non ci sta e risponde ai risultati del test tedesco entrando nello specifico e affrontando tutti i punti in questione.
Quanto alla presenza di deltametrina afferma che “i valori riscontrati sono ampiamente inferiori ai livelli definiti dalle norme”, quelle della regolamentazione europea a cui fare riferimento.
Riguardo gli oli minerali trovati nei prodotti precisa che la norma attualmente vigente non “non include alcun limite per gli oli minerali (MOSH/MOAH) negli alimenti, compresi oli e nei grassi vegetali”.
dal momento che è stata utilizzata una metodologia differente da quella ufficiale questo elemento va ad inficiare l’attendibilità dei risultati.
Anche l’imballaggio era stato oggetto di studio ed era stata riscontrata la presenza di PVDC/ composti clorurati.
Ma anche su questo punto l’azienda replica affermando che “il PVC/PVDC/clorato sarebbe stato rinvenuto “nel coperchio esterno di rivestimento” del tappo quindi in una zona nemmeno a contatto con il prodotto alimentare”.
La conclusione è perentoria e non lascia spazio a interpretazioni differenti.
Filippo Berio ribadisce che ” tutte le procedure stabilite dalla nostra Società per il controllo e la sicurezza dei nostri prodotti ne garantiscono pienamente la conformità, e sono idonee a tutelare la salute di consumatori”.