Nuova ricerca: legame tra fame e oppioidi nell’ipotalamo

Se hai difficoltà a smettere di mangiare anche quando sei pieno, gli scienziati potrebbero finalmente avere la risposta che stavi aspettando. Il modo in cui il cervello è cablato significa che il segnale per continuare a riempire la tua pancia è più forte di quello che ti dice di smettere. E anche quando il cervello invia un segnale che dice che il corpo è pieno, può innescare allo stesso tempo un prepotente segnale di mantenimento.

Ma i ricercatori hanno ora trovato un farmaco che potrebbe produrre il segnale di arresto nel cervello, riducendo la quantità di cibo che ingerisci. Un esperimento sui topi condotto da ricercatori dell’Università del Michigan ha scoperto un legame tra oppioidi e appetito. Ad esempio il naloxone, che è usato per bloccare gli effetti dell’eroina o della morfina nelle persone che ne prendono troppo, potrebbe frenare l’eccesso di cibo della gente.

Il naloxone può attaccare le cellule nervose per attivare il “freno” del cervello, dicendo al corpo di smettere di mangiare senza innescare anche il segnale più forte che gli dice di mangiare di più. Le cellule nervose esaminate sono nell’ipotalamo nel cervello, un’area che è nota per controllare le abitudini alimentari. Sebbene lo studio sia stato interamente condotto su roditori, i ricercatori sperano che gli stessi processi si applichino al cervello umano.

I ricercatori hanno affermato che una volta che un topo aveva assunto il naloxone si verificava una “diminuzione rapida e significativa” di quanto cibo mangiava. L’obesità è un problema crescente in tutto il mondo e circa un quarto della popolazione mondiale dovrebbe essere obesa entro 30 anni. Un quarto degli adulti nel Regno Unito sono già obesi, oltre al 40% degli americani e circa il 28% degli australiani.

La professoressa Huda Akil, autrice dello studio, ha dichiarato: “C’è un’intera industria costruita per stuzzicarti, se ne hai bisogno o meno, attraverso suggerimenti visivi, packaging, odori, associazioni emotive. Le persone hanno fame semplicemente guardandole e abbiamo bisogno di studiare i segnali neuornali coinvolti in quei meccanismi attenzionali e percettivi che ci spingono a mangiare”.

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