Si chiama treccia di Santa Croce di Magliano ed è una treccia di mozzarella molisana al quanto speciale, perché oltre a mangiarla va anche indossata. Oggi però la produce una sola azienda.
Situato sulle colline delimitate a valle dal fiume Fortone, c’è Santa Croce di Magliano paesino di neanche 4mila anime nella provincia più orientale di Campobasso che, pur essendo piccolo, è molto attivo nell’ambito culturale e si fa conoscere nel mondo del food per la produzione di una particolare mozzarella.
Si tratta della treccia di Santa Croce di Magliano appunto e la sua particolarità sta nel fatto che oltre a mangiarla, questa treccia di mozzarella molisana va anche indossata. Ebbene sì, nel Molise di cui a volte ci dimentichiamo, la mozzarella patrimonio gastronomico dello stivale diventa anche oggetto del fashion che farebbe invidia anche ai più blasonati marchi che calcano le passerelle delle fashion week mondiali.
A produrlo, però oggi è rimasta una sola azienda e il rischio che questa tradizione si perda si fa sempre più concreto. Cerchiamo di capire come si produce e perché è nata questa tradizione.
Quando e perché si indossa la treccia di mozzarella
La treccia è realizzata –come spiega la scheda apposita di Slow Food- aggiungendo al latte bovino crudo il siero derivato dalla cagliata del giorno precedente e nel complesso la lavorazione di questa mozzarella richiedi diversi passaggi.
L’ultimo di questi, prevede di realizzare lunghi fili di pasta che vanno poi sistemati su una tovaglia di cotone per poi procedere alla realizzazione appunto della treccia.
Durante la festa dell’Incoronata (la Madonna a devozione foggiana, ndr), che si celebra l’ultimo sabato di aprile, questa treccia assume un significato religioso. La devozione verso l’Incoronata risalare ai secoli precedenti e più precisamente alla transumanza ovvero lo spostamento degli animali che gli allevatori locali portavano fino all’entroterra pugliese, quello del Tavoliere delle Puglie che si trova proprio in provincia di Foggia.
I preparativi della festa prevedono, quindi, come passaggio fondamentale la lavorazione della treccia di mozzarella che ovviamente può essere consumata subito oppure indossata e conservata per i successivi 5 giorni quando passerà dal classico colore bianco ad una sfumatura di giallino.
La treccia va indossata poi nel giorno della festa in cui si celebra anche la benedizione degli animali, un rituale simbolico che riunisce l’uomo alla natura. Ed essa rappresenta il simbolo di buono auspicio per il lavoro dell’anno successivo.