L’agricoltura biologica è sempre più ricercata e i prodotti sempre più richiesti e acquistati. La produzione bio in Italia conta 1,8 milioni di ettari coltivati e quasi 73mila operati secondo i dati forniti dalla “Carta del Biologico di Bergamo” presentata nell’ambito del G7 dei Ministri dell’Agricoltura che si è svolto a Bergamo.
Il segretario nazionale di AssoBio, Roberto Pinton, a Tgcom24 racconta quali prodotti possono davvero definirsi bio: “Nella produzione agricola l’enfasi è sulla salvaguardia e miglioramento del suolo e sulla tutela della biodiversità. Non si usano fertilizzanti chimici di sintesi, ma solo fertilizzanti organici (non a caso, nei Paesi anglosassoni si chiama “organic agriculture”), per la difesa delle piante si scelgono varietà magari meno produttive, ma più resistenti a malattie e parassiti; si effettua la rotazione delle colture e la loro consociazione, piantando tra le file di una coltura una seconda essenza sgradita ai parassiti della prima. In caso di necessità si possono utilizzare solo le poche sostanze espressamente autorizzate (estratti vegetali, cera d’api, lecitine, sapone); la sostanza più “chimica” utilizzabile è il rame, per il quale non si può superare il limite di 6 kg all’anno per ettaro”.
Quali sono i prodotti biologici maggiormente richiesti dal mercato italiano? I limoni e la frutta secca sgusciata ogni anno segnano il primato di vendite, seguiti da banane e mele per la frutta. “Per gli ortaggi la quarta gamma nel suo complesso è la categoria più significativa, seguita da carote, aglio, patate e cipolle. Quest’anno hanno performato molto bene anche le zucchine, per non parlare di zenzero e curcuma, il cui successo non cessa di stupire”. Adesso che siamo in pieno autunno i prodotti maggiormente richiesti sono il vino, ma anche le creme spalmabili di cacao e di nocciola.
I prodotti bio in Italia stanno aumentano considerevolmente stanno trovando sempre più spazio nei campi e sugli scaffali della grande distribuzione. “Il consumatore si è ormai stancato di prodotti di gusto non soddisfacente perchè maturazione commerciale e fisiologica son ben distanti, che a casa passano dall’acerbo all’imbrunito senza che sia possibile “cogliere l’attimo” – ha aggiunto il presidente di Assobio -. E pazienza se non saranno primizie. Oggi come oggi corriamo il rischio che il consumatore che assaggia una pesca immatura si convinca che “quest’anno le pesche non son buone” e non le compri più”.