Il burro diventa un ingrediente sempre più acquistato dalle famiglie italiane, soprattutto dopo che diversi studi scientifici hanno rivalutato le proprietà benefiche di questo derivato del latte. Nel 2017 si è registrato un aumento del 12,5% della spesa nel carrello delle famiglie italiane.
Il burro inizia a divenire uno dei grassi più utilizzati nella cucina degli italiani: a differenza delle margarine non è un prodotto chimico, è meno calorico degli oli, non è idrogenato ed è ricco di nutrienti come il calcio, sali minerali, proteine del latte e la vitamina A, senza contare che è un prodotto del tutto naturale e senza conservanti. “A spingere la domanda del burro anche la scelta di un numero crescente di industrie alimentari di orientarsi verso prodotti “olio di palma free” che hanno avuto un incremento record delle vendite del 17,6% nel 2017 sulla base delle elaborazioni Coldiretti sui dati dell’Osservatorio Immagino”, ha sottolineato la Coldiretti.
La maggior richiesta ha fatto lievitare anche le quotazioni alla produzione del burro salite del 57% dall’inizio del 2018 con un trend rialzista a livello internazionale. Il positivo trend del burro corrisponde anche al l’entrata in vigore in Italia dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine in tutti i prodotti lattiero caseari voluta dalla Coldiretti per restituire trasparenza e valore al settore. “L’inversione di rotta del burro avviene infatti in un contesto produttivo che negli ultimi dieci anni ha visto praticamente dimezzato il numero di stalle presenti in Italia che hanno raggiunto il minimo storico di 30mila allevamenti, rispetto ai 60mila attivi nel 2005. Un fenomeno causato proprio dal crollo del prezzo pagato agli allevatori che – conclude la Coldiretti – è rimasto per lungo tempo addirittura al di sotto dei costi di alimentazione del bestiame”.