La pizza potrebbe presto diventare patrimonio immateriale dell’Unesco. Sono state raccolte 2 milioni di firme a sostegno della votazione per riconoscimento della dell’arte dei pizzaiuoli napoletani a patrimonio immateriale dell’umanità in programma il 4 dicembre in Corea del Sud.
Il 4 febbraio 2010 la pizza napoletana è stata ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea. “Ma ora l’obiettivo – spiega Coldiretti – è di arrivare ad un riconoscimento internazionale di fronte al moltiplicarsi di atti di pirateria alimentare e di appropriazione indebita dell’identità. Una necessità anche per difendere i consumatori dalle pizze realizzate con farina proveniente da grano dell’Ucraina, mozzarelle ottenute da cagliate lituane, extravergine tunisino e concentrato di pomodoro cinese”.
Sta quindi per essere raggiunto un traguardo storico a tutela di un settore che vale 10 miliardi di euro con oltre 100mila lavoratori impegnati sul territorio nazionale, cui se ne aggiungono altri 50mila nei week-end, quando la richiesta di pizza è smisurata. Secondo quanto stimato da Coldiretti “ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio. Non è un caso che oggi il 39 per cento degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia”.
La pizza è il simbolo dell’Italia anche dal punto di vista lessicale. Infatti “pizza” è la parola italiana maggiormente conosciuta all’estero, seguita dal “cappuccino” e dagli “spaghetti” (7 per cento), secondo un sondaggio on line della Società Dante Alighieri. La passione per la pizza è diventata mondiale e i maggiori consumatori sono gli americani con 13 chili a testa, mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 chili all’anno, davanti a spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci, che con 3,3 chili di pizza pro capite annui chiudono questa classifica.
“L’arte dei pizzaioli napoletani – riferisce la Coldiretti – sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014).