La Pasqua degli italiani tra agriturismi e agnello

Inizia il week-end di Pasqua e Pasquetta e saranno almeno 300.000 gli italiani che sceglieranno di recarsi a pranzo in agriturismo. Ancora una volta la pace e il silenzio delle zone di campagna e montagna si rivelano una delle mete preferite dai cittadini del Bel Paese, che vogliono coniugare cibi genuini e un ambiente salutare, lontano dai ritmi frenetici delle città. A causa del terrorismo sono sempre di più gli italiani che preferiscono una tranquilla meta agrituristica piuttosto che un week-end all’estero, privilegiando il relax e la possibilità di scegliere fra 293 specialità Dop/Igp registrate a livello comunitario, 523 vini Docg, Doc e Igt e 5047 prodotti tradizionali.

Sono 23.000 gli agriturismi presenti in Italia e svolgono un’importante funzione di traino per le economie locali, come dimostrano le zone del terremoto dove nonostante le difficoltà si stima di aumento del 10% delle presenze secondo Coldiretti. “La capacità di mantenere inalterate le tradizioni alimentari nel tempo con menù di Pasqua locali a base prodotti di stagione a chilometri zero e biologici è – spiega Coldiretti – la qualità più apprezzata dagli ospiti degli agriturismi dove è in continua crescita anche l’offerta di servizi aggiuntivi come passeggiate all’aria aperta a piedi e in bicicletta, trekking, lezioni di equitazione e tiro con l’arco, ma anche corsi in cucina o di orticoltura”.

L’agnello piatto tradizionale di Pasqua – Per quanti resteranno a casa nel giorno di Pasqua un piatto che sarà presente in una casa su tre è l’agnello. Più di 1/3 dei consumatori ha scelto di acquistarlo direttamente dal pastore, al fine di assicurarsi l’origine nazionale della carne e la qualità, dato che oltre la metà dell’offerta viene dall’estero e soprattutto da Romania e Grecia che non garantiscono gli stessi standard qualitativi.

“Portare la carne di agnello a tavola significa – continua la Coldiretti – salvare il lavoro dei circa 4mila pastori terremotati che non hanno ancora abbandonato le aree colpite dal sisma di Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria dove secondo la Coldiretti, solo nei 131 comuni del cratere, sono allevate 213mila pecore e capre”.

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