Il peperoncino è una pianta originaria dell’America Latina ed è arrivato in Europa dopo la scoperta del Nuovo Continente. Grazie alla facilità con cui viene coltivato, in quanto non richiede particolari cure, si è diffuso un po’ ovunque, divenendo non solo una spezia molto diffusa in tavola, ma anche un metodo curativo naturale.
Sin dai tempi antichi veniva utilizzato per le sue proprietà antinevralgiche e per conservare i cibi. Basti pensare che in Messico è conosciuto sin da cinque millenni avanti Cristo. Con gli studi di ultima generazione è stato scoperto che il peperoncino contribuisce a ridurre i trigliceridi ed i livelli di colesterolo nel sangue e il rischio di formazione di coaguli nel sangue. Di conseguenza aiuta a diminuire il rischio di contrarre infarti, ictus e malattie cardiovascolari. Inoltre ha provate proprietà afrodisiache ed è considerato un “viagra naturale” in quanto facilita una migliore circolazione del sangue.
In più il peperoncino è ricco di antiossidanti e vitamina C, ha proprietà antitumorali, attenua i dolori da artrosi, apporta benefici alla pelle ed è espettorante. Un recente studio condotto dall’università di Maastricht ha scoperto che due grammi al giorno hanno il potere di stimolare il metabolismo, bruciare le calorie e diminuire il senso di appetito. Un ottimo aiuto per chi vuole dimagrire e per facilitare la dieta.
I ricercatori hanno evidenziato che un grammo di peperoncino a pasto causa un innalzamento della temperatura corporea, stimolando così il metabolismo. Inoltre chi fa consumo regolare di peperoncino durante un regime di dieta ipocalorica nutre un minor senso di fame in attesa del pasto successivo. Il merito di queste qualità è da attribuirsi alla capsaicina, un alcaloide responsabile del gusto piccante e del senso di bruciore.
Il consumo di peperoncino è sconsigliato a chi soffre di disturbi gravi di ulcera, cistite, gastroenterite, epatite ed emorroidi. Sconsigliato anche ai bambini al di sotto dei 12 anni, in quanto il loro apparato digerente è ancora troppo delicato. Infine meglio limitarne drasticamente l’uso per le donne in gravidanza o nel periodo dell’allattamento.