Il 20% del cibo straniero che arriva sulle nostre tavole è “fuorilegge” in quanto non rispetta le garanzie vigenti a livello nazionale in materia di lavoro, salute e ambiente. Secondo un’analisi della Coldiretti diversi prodotti sono ottenuti attraverso lo sfruttamento del lavoro minorile: ad esempio il cacao della Costa d’Avorio, il riso del Vietnam, gli agrumi della Turchia, lo zucchero di canna della Columbia.
Altri prodotti sono un autentico rischio per la salute a causa dell’uso di sostanze chimiche dannose anche all’ambiente. Tra questi le banane dell’Ecuador, l’ananas del Costarica, lenticchie del Canada, pistacchi dell’Iran, le fragole dall’Egitto, le nocciole e i fichi secchi dalla Turchia. Il problema è evidente anche per i prodotti in arrivo dal continente asiatico come il pesce ed i molluschi dal Vietnam contaminati da metalli pesanti.
“Occorre peraltro essere consapevoli che tutto ciò accade spesso grazie alla regia e alle norme sancite dagli accordi bilaterali o multilaterali di libero scambio. E’ il caso – denuncia Coldiretti – del dazio zero concesso grazie all’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA) ai legumi secchi come le lenticchie che nel Paese nordamericano vengono trattati in preraccolta con l’erbicida glifosato secondo modalità vietate in Italia, ma anche del negoziato in corso con i Paesi del Mercosur che prevede l’arrivo di grandi quantitativi di carne bovina dai paesi sudamericani, paesi che non rispettano gli standard produttivi e di tracciabilità oggi vigenti in Italia e nel Vecchio Continente come dimostra il più grande scandalo mondiale sulla carne avariata che meno di un anno fa ha coinvolto proprio i principali produttori brasiliani”.
L’Unione Europea arriva addirittura ad agevolare l’ingresso in Europa del riso espropriato alla minoranza musulmana dei Rohingya accusata dalle Nazioni Unite di crimini contro l’umanità.” Nonostante l’accusa di genocidio, la Birmania gode tuttora – denuncia la Coldiretti – da parte dell’Unione Europea del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (tutto tranne le armi). Il risultato è che la Birmania si colloca tra i principali fornitori asiatici di riso dell’Italia insieme a India, Pakistan, Tailandia e Cambogia. L’Unione europea – chiede la Coldiretti – deve invece ora avanzare spedita nella procedura per la rimozione del regime EBA a Cambogia e Birmania”.