Nutrire i bambini con alimenti solidi dall’età di soli tre mesi potrebbe aiutarli a dormire meglio e migliorare la loro salute a lungo termine.
Attualmente si consiglia alle madri di nutrire i bambini esclusivamente con il latte materno fino a quando non hanno almeno sei mesi, solo successivamente introdurre gradualmente i cibi solidi.
Ma il nuovo studio suggerisce che il consiglio è imperfetto e suggerisce che i bambini farebbero meglio se il cibo solido venisse somministrato prima, accanto al latte materno. Gli esperti ritengono che lo studio, finanziato da organismi ufficiali, tra cui l’Agenzia per gli standard alimentari e il Consiglio di ricerca medica, dovrebbe portare a un cambiamento delle linee guida sull’alimentazione infantile.
Ai genitori è stato detto per anni di ritardare l’introduzione di cibo solido, principalmente per incoraggiare le madri a continuare l’allattamento al seno il più a lungo possibile, ma anche perché gli scienziati hanno pensato che il cibo introdotto in precedenza potrebbe portare a allergie.
Tuttavia, la maggior parte delle madri in Gran Bretagna già ignorano questo consiglio, con il 75% che introduce solidi prima dei cinque mesi. Il nuovo studio, condotto da esperti del King’s College di Londra e della St George’s University di Londra, ha rilevato che in effetti il cibo solido ha aumentato il tempo di sonno e ridotto il numero di volte in cui un bambino si svegliava durante la notte. Gli autori hanno affermato che il miglioramento del sonno sin dalla tenera età aiuterebbe la salute a lungo termine, riducendo il rischio di obesità e diabete. E i bambini più dormono meglio e migliore è la qualità della vita e la salute mentale dei loro genitori.
Il capo dello studio, il professor Gideon Lack del King’s College di Londra, ha dichiarato al ‘Daily Mail’: “I risultati di questa ricerca supportano l’idea che l’introduzione precoce di solidi migliora il sonno… Per i bambini sani e a tempo pieno che si nutrono bene al seno non ci sono buone ragioni per ritardare l’alimentazione dei solidi, fino a quando continua l’allattamento”.