Secondo un’indagine promossa da Espresso Communication per Vitavigor, il 71% degli italiani considera i grissini uno snack perfetto.
Il consumo di grissini avviene durante le cene (54%) e pranzi (45%), mentre tra gli abbinamenti più gettonati ci sono salumi (69%), formaggi (60%) e salse (53%). Tra i maggiori estimatori del grissino troviamo gli italiani tra i 30 e i 45 anni (39%), mentre le regioni breadstick-lover sono Piemonte (21%), Lombardia (17%) e Lazio(15%).
“La passione per i grissini – spiega la marketing manager di Vitavigor Federica Bigiogera – non conosce confini, soprattutto quando gli ingredienti di qualità e le ricette originali di una volta, come quelle di mio nonno Giuseppe, garantiscono un gusto e una croccantezza davvero inconfondibili. Abbiamo deciso – aggiunge – di celebrare anche in Italia questa passione proprio perché i nostri prodotti hanno oltre 60 anni di storia alle spalle e sono amati da grandi e piccini in tutto il mondo”.
Oltre a quelli dal gusto classico (32%), tra i più apprezzati ci sono quelli arricchiti da semi di sesamo (18%), al rosmarino (16%), quelli realizzati con farine integrali come crusca di frumento o kamut (13%), al gusto pizza o insaporiti con pomodoro e origano (10%) e al gusto formaggio (8%) in differenti varietà.
Ma come sono nati i grissini? Sebbene non si abbiano certezze storiche, molti studiosi ritengono che l’inventore sia un fornaio piemontese, Antonio Brunero.”Non c’è concordia sulle ragioni dell’invenzione: c’è chi ritiene che sia stato creato per favorire la digestione di un rampollo di casa Savoia dalla salute cagionevole, altri pongono l’accento sulla necessità di essere sicuri che il pane, in un periodo di peste, fosse sufficientemente cotto per scongiurare il propagarsi dell’epidemia. In ogni caso ci troviamo nell’Italia del XVII secolo”, spiega Antonella Campanini, docente di Storia della cucina e delle Culture alimentari presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Cuneo.