Cereale tra i più consumati al mondo, il grano ha tante varietà le più conosciute sono quella del grano duro e tenero. Ecco le loro differenze.
Ci facciamo la pizza, la pasta ma anche il pane e i cracker, il grano è il cereale che trova più uso in cucina. In particolare ad essere conosciuti e utilizzati sono il grano duro e quello tenero, ma quali sono le differenze tra i due? E come si dovrebbero utilizzare?
Pur appartenendo alla stessa famiglia, il grano duro e il grano tenero sono due varietà diverse, per questo motivo presentano caratteristiche usi differenti.
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Il grano tenero è quello in assoluto più diffuso e consumato; per intenderci è quello con cui si fanno pasta e lievitati, che sono poi anche nella lista dei cibi che fanno la felicità. Da questo si ricavano le comune farina 0 o 00, ma anche quella integrale o farina di tipo 1 e 2. Dal grano duro invece la semola, la semola integrale e la farina di grano duro.
La prima differenza, quella più evidente tra i due grani, è una caratteristica fisica cioè il loro aspetto; il grano tenero ha chicchi morbidi dalla forma tondeggiante, motivo per il quale da questo grano si ottengono farine più fini. Mentre i chicchi di grano duro hanno ovviamente consistenza più alta e una forma allungata.
A questo punto restano da capire le differenze rispetto all’apporto nutrizionale. Dal grano tenero si ottengo farine, e di conseguenza prodotti, con un più alto indice glicemico, ridotto apporto proteico e un basso livello di assorbimento dell’acqua.
All’opposto, invece, il grano duro che ha un più basso indice glicemico, un più alto apporto proteico e una maggiore capacità di assorbimento dell’acqua. Va da sé, per esempio, che i prodotti, tra cui anche la pasta, che si ricavano da questa tipologia di grano sono particolarmente consigliati a chi soffre di diabete ma anche agli sportivi che hanno bisogno di un maggiore apporto di proteine.