Etichette ‘fake’: scattano multe salate

In caso di etichette ‘fake’ sugli alimenti scatteranno multe molto salate. E’ quanto annuncia la Coldiretti in relazione all’entrata in vigore mercoledì 9 maggio 2018 delle sanzioni, da 500 a 40mila euro, per chi non rispetta trasparenza e corretta informazioni al consumatore su quello che viene offerto sugli scaffali.

L’etichetta dovrà riportare l’indicazione di origine dell’ingrediente principale laddove prevista, la presenza di allergeni, la data di scadenza, i valori nutrizionali o le caratteristiche del prodotto. “Il provvedimento – sottolinea la Coldiretti – è uno strumento per garantire i consumatori sulle informazioni sugli alimenti contro le notizie “fake”, in modo da consentire scelte consapevoli, prevenendo qualunque pratica suscettibile di indurre in errore i cittadini. Sono state così definite a livello europeo le informazioni che devono obbligatoriamente comparire sull’etichetta di un prodotto alimentare come ad esempio, il termine minimo di conservazione o la data di scadenza dell’alimento, la dichiarazione nutrizionale o l’elenco degli ingredienti”.

Non solo sarà obbligatorio indicare l’eventuale presenza di allergeni, con la messa in evidenza rispetto ad altri ingredienti, ma sarà vietato definire, ad esempio, un prodotto come “vegano” o “vegetariano” quando non ne ha le caratteristiche costituisce. Le sanzioni vengono comminate dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressioni frodi dei prodotti agroalimentari), restando comunque ferme le competenze spettanti all’Autorità garante della concorrenza e del mercato per le violazioni della normativa sulle pratiche commerciali scorrette.

“Il legislatore italiano, comunque – conclude la Coldiretti – ha predisposto una “clausola di salvaguardia” e alcune norme mitigatrici di questo panorama sanzionatorio. Fa salvo, tra l’altro, quanto prodotto entro il 9 maggio: prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo, gli alimenti etichettati o immessi sul mercato che non siano conformi allo stesso decreto nazionale possono essere commercializzati fino all’esaurimento delle scorte”.

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