Le donne che bevono tè o caffè durante la gravidanza hanno maggiori probabilità di avere bambini sottopeso nati prematuri. Anche le donne che bevono meno di 200 mg di caffeina – circa due tazze di caffè o tre tazze di tè al giorno – sono più a rischio di avere un neonato con basso peso alla nascita o prematuro.
I ricercatori dell’University College di Dublino ritengono che la caffeina limiti il flusso sanguigno alla placenta, influenzando la crescita dei bambini. Lo studio, guidato dal medico Ling-Wei Chen, ha esaminato 941 coppie madre-figlio nate in Irlanda. Il tè era la principale fonte di caffeina delle madri (48%), seguita dal caffè (38%). I risultati hanno suggerito che per ogni ulteriore 100 mg di caffeina – circa mezzo bicchiere di caffè – consumata giornalmente durante il primo trimestre, il peso alla nascita è stato ridotto di 72 g.
Questa quantità di caffeina ha anche diminuito la lunghezza e la circonferenza della testa dei bambini, così come la loro età gestazionale, che misura la durata della gravidanza. I risultati hanno inoltre rilevato che le donne che hanno consumato più caffeina avevano figli di peso inferiore a circa 170 g rispetto a quelli che ne avevano meno. Lo studio è stato pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition. La dottoressa Chen ha detto a Reuters : “Sulla base delle associazioni coerenti che abbiamo osservato, e poiché molte gravidanze non sono pianificate, raccomanderemmo alle donne in gravidanza o in cerca di una gravidanza di limitare almeno la loro assunzione di caffè e tè con caffeina. Un’assunzione elevata di caffeina può causare un limitato flusso di sangue nella placenta che può successivamente influenzare la crescita del feto”.
Nel 2008 uno studio condotto su 1.063 donne incinte a San Francisco ha dimostrato che chi consuma almeno 200 mg di caffeina ogni giorno ha un rischio maggiore di aborto del 25% rispetto a chi evita la caffeina, che si trova anche in bibite e cioccolata. Un altro studio ha rilevato che il consumo di caffeina durante la gravidanza sembra promuovere l’obesità infantile.