I carboidrati vengono spesso esclusi dalle diete, la pasta messa quasi al bando. Ma uno studio canadese , pubblicato su BMJ Open, che ha come prima autrice la ricercatrice di origine italiana Laura Chiavaroli, rivaluta il ruolo della pasta che assume un ruolo primario in un regime alimentare sano.
A differenza della maggior parte dei carboidrati “raffinati”, che vengono subito assorbiti nel flusso sanguigno, la pasta ha infatti un basso indice glicemico, quindi causa minori aumenti dei livelli di zucchero nel sangue rispetto a quelli causati dal consumo di cibi che invece hanno un livello alto di questo indice. “Lo studio ha rilevato che la pasta non ha contribuito all’aumento di peso o all’aumento del grasso corporeo”, ha dichiarato l’autore principale John Sievenpipe come riporta l’Ansa. “In realtà l’analisi ha mostrato una leggera perdita di peso, quindi contrariamente alle preoccupazioni, la pasta può essere parte di una dieta sana come ad esempio quella a basso indice glicemico”.
Le persone coinvolte nello studio hanno consumato in media 3,3 porzioni di pasta alla settimana invece di altri carboidrati. Dopo 12 settimane hanno perso mezzo chilo. Questi risultati, secondo i ricercatori, sono generalizzabili alla pasta consumata insieme ad altri alimenti a basso indice glicemico; però sono necessari ulteriori studi per determinare se la mancanza di aumento di peso si può estendere al consumo di pasta anche in altri tipi di diete salutari. “Possiamo dire con una certa sicurezza che la pasta non ha un effetto negativo sugli esiti del peso corporeo quando viene consumata come parte di un regime alimentare sano”, ha concluso Sievenpiper.