Dal 1° gennaio 2018 i sacchetti utilizzati per imbustare frutta, verdura, carne, pesce, pane e salumi saranno a pagamento, al pari delle buste chieste alla cassa per portare la spesa a casa. La spesa quindi costerà un po’ di più, considerando che non si potrà usare lo stesso sacchetto per prodotti differenti. Ogni shopper costerà da 2 a 10 centesimi.
La nuova norma è stata stabilita lo scorso agosto con il decreto legge Mezzogiorno, che prevede un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40% anche per i sacchetti ultraleggeri. Una percentuale che salirà al 50% nel 2020 e al 60% l’anno dopo. Inoltre dovranno essere distribuiti solo a pagamento. Per chi non rispetterà la nuova legge sono previste multe salate da 2.500 fino a 100.000 euro, se la violazione del divieto riguarda grandi quantitativi di buste di plastica o se il valore delle buste fuori legge supera del 10% il fatturato del trasgressore.
La novità riguarderà la grande maggioranza degli italiani. Secondo una ricerca realizzata da Ipsos Public Affairs, presentata all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo da Nando Pagnoncelli e Luisa Vassanelli, saranno coinvolti almeno il 66% dei consumatori. Ma cosa ne pensano gli italiani? Il 58% si dichiara favorevolei all’introduzione dei sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile. Per quanto riguarda il pagamento di tali shopper un intervistato su tre (29%) si dichiara assolutamente contrario. In ogni caso, il 59% valuta il costo di 2 cent per sacchetto del tutto accettabile; mentre una minoranza (13%) si dichiara in disaccordo.
Il prezzo di vendita dovrà risultare dallo scontrino o dalla fattura di acquisto, come già accade per le buste da asporto per la spesa. L’obiettivo è arginare ancora di più la proliferazione delle buste in polietilene che inquinano l’ambiente resistendo per centinaia di anni, a favore di un’iniziativa a favore dell’ambiente.