Una brutta notizia coinvolge la produzione di grano saraceno nel nostro Paese: cosa possiamo fare noi consumatori per il bene delle colture?
Oggi il grano saraceno sembra un ingrediente sano, genuino, magari anche un po’ nostrano. Eppure, quasi tutto quello che troviamo nei supermercati arriva da molto lontano: Polonia, Estonia, perfino Cina.

In Italia invece coltivarlo è sempre più raro. Soprattutto nelle zone alpine, dove un tempo era parte del paesaggio. E ora rischiamo di perderlo per sempre.
Perché le coltivazioni di grano saraceno stanno scomparendo in Italia
Il grano saraceno non è facilissimo da coltivare. Cresce bene in quota, ma richiede attenzione, manualità, e il clima giusto.
Le rese sono basse, i costi alti, e le macchine agricole spesso non sono adatte ai terreni di montagna. Con l’arrivo dell’agricoltura intensiva, molti hanno abbandonato i campi.

Al suo posto, frutteti, cereali più facili e più redditizi. Il grano saraceno è diventato una coltura di nicchia, con prezzi che arrivano anche a 8 euro al chilo.
Cos’è il grano saraceno e perché è importante
Non si tratta solo di una farina. Dietro al grano saraceno italiano c’è una storia lunga secoli. Semi tramandati da generazione in generazione, essiccazione al sole, macinatura a pietra, tecniche antiche di lavorazione.
Negli ultimi anni però il clima è cambiato troppo in fretta. Troppo caldo, fioriture bruciate dal sole, piogge improvvise che allagano i campi. Anche chi vuole continuare a coltivare il grano saraceno fa fatica: si ritarda la raccolta, si perde il raccolto, si rinuncia alla semina.

E nel frattempo si rischia la contaminazione con varietà ibride importate, che mettono a rischio la purezza del seme locale. È una perdita doppia, sia agricola che culturale.
Il valore inestimabile del grano saraceno
Il grano saraceno è naturalmente senza glutine, ricco di fibre, proteine e minerali. Fa bene alla salute, è versatile, si può usare per preparare piatti tradizionali e ricette moderne. Inoltre, in passato della pianta non si buttava nulla: i chicchi per l’alimentazione, la pula per gli animali, le foglie per il compost.
Recuperare questo approccio senza sprechi alimentari oggi vorrebbe dire costruire un’economia circolare: meno sprechi, più valore, più autonomia per i coltivatori.
Cosa possiamo fare noi consumatori?
In Svizzera, lo Stato sostiene chi mantiene vive le colture di montagna. In Italia non ci sono ancore norme simili. Ma da consumatori possiamo fare tanto: scegliere grano saraceno coltivato in Italia, leggere le etichette e acquistare da piccoli produttori.
Anche in cucina possiamo dare una mano: riscoprire vecchie ricette, sostituire la farina raffinata con quella di saraceno, sperimentare in cucina con questo eccezionale ingrediente.