Dagli Stati Uniti è arrivata una nuova disciplina chiamata crawling, che consiste nel gattonare, un po’ come fanno i bambini. In realtà questa pratica ginnica ha l’obiettivo di spingere gli adulti a superare i propri limiti fisici e mentali, conferendo equilibrio, elasticità, resistenza e forza. Inoltre il crawling è una disciplina che fa leva soprattutto sulla psiche e quindi si rivelerà utile anche contro ansia e stress.
Gli esercizi del crawling prevedono un continuo crescendo di difficoltà Si comincia in posizione eretta eseguendo il cross-crawl: si cammina sul posto toccando il gomito destro al ginocchio sinistro e viceversa. Successivamente si inizia a gattonare seriamente, imitando i bambini. Si può procedere appoggiandosi sulle mani e sulla punta dei piedi oppure su gomiti e ginocchia.
Il crawling è un metodo ideato da Tim Anderson, autore del libro “crawling like an adult” e co-fondatore della scuola di fitness Original Strength che promuove un tipo di allenamento basato sui movimenti tipici dei bambini che ancora non sanno camminare. I benefici non sono solo fisici (soprattutto su schiena e articolazioni), ma anche mentali: nel cervello si attivano connessioni che rendono più efficiente la comunicazione tra i due emisferi cerebrali.
“I neonati gattonano nei primi mesi di vita e quindi è una fase fisiologica della nostra evoluzione motoria. Dunque, il crawling fa bene perché ripristina degli schemi motori che abbiamo perso durante la fase di crescita a causa delle posture sbagliate e dell’inattività fisica che tiene la maggior parte delle persone sedute sulla sedia per troppe ore ogni giorno”, spiega Antonio Parolisi, osteopata e professore a contratto al Dipartimento di Scienze motorie e del benessere Partenope di Napoli a ‘Repubblica’.
“Migliora la coordinazione perché utilizza schemi crociati tipici della nostra vita quotidiana come correre e camminare. Ogni volta che la mano e il piede controlaterale entrano in contatto con il terreno, molti muscoli degli arti e del tronco si attivano per via riflessa. Non solo – aggiunge il dottor Parolisi -: si stabiliscono nel cervello connessioni e percorsi neurali che permettono di rendere più efficiente la comunicazione tra i due emisferi cerebrali”.