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Alimenti e Proprietà

Cos’è veramente il surimi: la risposta che non ti aspetti

Da qualche anno ormai è esplosa la moda alimentare del surimi, un alimento proveniente direttamente dal Giappone: ma cos’è realmente tale prodotto? Andiamo a scoprire insieme la risposta osservandone la sua composizione.

Cos’è realmente il surimi? (Canva)

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Il termine surimi arriva direttamente dalla cucina giapponese e sta a significare “pesce tritato”. Si manifesta agli occhi come cilindri colorati di arancione esternamente e bianchi all’interno.

È composto in modo principale da carne di merluzzo per quanto riguarda la ricetta tradizionale ma non ciò non sempre corrisponde alla verità.

Andiamo dunque a scoprire insieme cosa si cela dietro questo alimento molto diffuso anche qui in Italia e cosa contiene realmente. 

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Cos’è veramente il surimi: la risposta che non ti aspetti

Stiamo parlando di un alimento che in questo periodo estivo viene portato molto spesso sulle tavole degli italiani per creare insalatone fredde o piatti generalmente veloci.

Il suo sapore indica una grande consistenza di carne di granchio ma la realtà dei fatti non è così se andiamo ad osservare la sua composizione.

Polpa di granchio (Canva)

Infatti, nella maggior parte dei casi, il surimi è formato dagli scarti di lavorazione dei pesci tra cui nemipteri, il suri, lo sgombro, carpa asiatica, avanzi di lavorazione o ritagli industriali di pesce che durante il processo produttivo vengono tutti tritati.

In tutto ciò di granchio non si vede neppure la traccia. Il sapore che sentiamo e che ci rimanda a tale prodotto ittico risulta il mix di aromi artificiali forniti dalla combinazione di sale, zuccheri e polifosfati.

Quest’ultimi tra le altre cose, non fanno minimamente bene alla salute del nostro organismo. Inoltre nella sua composizione troviamo anche la fecola di patate, usata per la conservazione e l’albume dell’uovo, usato per chiarificare.

Albume dell’uovo (Canva)

La percentuale di pesce all’interno del surimi può lasciar a bocca aperta molte persone: si aggira intorno al 40% mentre il restante è composto da additivi e conservanti.

Il consiglio finale dunque è quello di evitare il più possibile tale prodotto preferendo un pescato del giorno in mare limitrofo e non di allevamento artificiale.