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Come ottenere una super vista

Una super vista non è fantascienza, ma una dote che si può ottenere con specifici esercizi di ginnastica oculare. A darne l’annuncio è stato il professor Alessandro Segnalini, docente presso l’Università della Sapienza di Roma, che ha presenziato al congresso nazionale di Ipovisione-Sportvision 2016.

Secondo alcuni studi condotti, l’uomo sfrutta solo il 40-60% della propria capacità visiva. La restante parte, quindi, rimane assolutamente inutilizzata. Attraverso alcuni esercizi è possibile arrivare ad una situazione di ipervisione, con grande vantaggio soprattutto per gli atleti che possono percepire una profondità maggiore con conseguenti migliori prestazioni.

“Se un atleta percepisce meglio le immagini chiaramente avrà un aumento del senso della profondità, se prendiamo uno sportivo che deve rapportarsi con i compagni, con la palla, con gli avversari ha una messa a fuoco a diversa distanza, se alleniamo i suoi occhi è come allenare ogni muscolo del corpo, se potenziamo la funzione anche la performance sportiva migliorerà“, ha detto il professor Alessandro Segnalini come riportato dall’Ansa. Il docente ha poi aggiunto che, tramite una serie di esperimenti, ha riscontrato che si possono ottenere risultati sorprendenti, con addirittura il raggiungimento di una vista da venti decimi attraverso alcuni esercizi nati per aiutare gli ipovedenti: “L’uomo sfrutta soltanto il 40-60% delle proprie capacità visive, e questa percentuale può essere incrementata con una serie di tecniche che noi usiamo normalmente in pazienti ipovedenti, che se usate su normovedenti possono portare a ipervisione“.

Alcuni esercizi consistono nell’allenare l’occhio, ad esempio, nel seguire il cambiamento di colore di una scacchiera. Un test su 15 tennisti della Federazione, tutti con oltre dieci decimi, sono riusciti a migliorare le prestazioni visive fino a 20 decimi, con conseguenze positive soprattutto per i tiratori: “Noi riusciamo a migliorare i tempi di reazione occhio-cervello, ovvero a diminuire il tempo che l’impulso percepito dall’occhio impiega ad arrivare alla zona corticale“.