Cosa si mangia al Cetaria Ristorante di Baronissi, dallo chef Salvatore Avallone, uno dei membri dell’associazione Ambasciatori del Gusto.
Siamo a Baronissi, a pochi chilometri da Salerno e non molto lontani dalla Costiera Amalfitana. Un centro tranquillo, un paese da 18 mila abitanti che, fino al pre lockdown, era un importante polo universitario della zona. Proprio di fronte alla piazza cittadina sorge il Cetaria Ristorante, locale che propone una cucina di taglio pop e gourmet guidato dalle mani, dalla testa e dal cuore dello chef Salvatore Avallone. Non solo chef, ma prima di tutto imprenditore, considerando che il ristorante è di sua proprietà.
Il Cetaria da 7 anni propone un taglio gastronomico unico a Baronissi, incentrato ovviamente sul pesce e sulla grande qualità (e freschezza) delle materie prime. Siamo stati recentemente al Cetaria e possiamo affermare senza dubbio che per qualità dei piatti (e tecniche di preparazione degli stessi) e prezzo il ristorante è uno dei migliori locali che abbiamo provato negli ultimi tempi. Un ristorante in cui il cliente può decidere tra il percorso degustazione e il menu alla carta.
Cetaria Ristorante: pesce, pesce, pesce
Dopo un aperitivo di tre sfiziosi finger food (di cui una gelatina di spritz, decisamente interessante “mangiare” il famoso cocktail) consumati sulla terrazza che affaccia sulla piazza, la cena inizia con un antipasto diviso in tre piccole portate: una simil coppa di maiale con lupini, datteri e basilico e un cuoppo di carnose alici fritte. Si prosegue con una delle portate più interessanti della cena: seppie, nero di seppia su crema di patate. Uno di quei piatti di cui vorresti fare il bis (e tris) e che viene “pulito” dall’immancabile scarpetta (pane realizzato in cucina direttamente dallo chef). Si prosegue all’insegna del colore e del gusto: dopo il bianco-nero-giallo del piatto precedente ecco arrivare un risotto alle zucchine con tre gamberi adagiati e la “spremitura” del succo delle teste di gambero, per dare maggiore intensità e sapore al tutto. È il turno, poi, di una vera e propria zuppa di mare: brodo di pomodoro con all’interno vari tagli di pesce resi a “mo di pasta”: un piatto solo apparentemente semplice nella realizzazione, ma che nasconde più di qualche insidia nella preparazione. Il secondo propone un pan brioche con tonno appena scottato, ciliegie, crema di ciliegia e coriandolo mentre, per terminare, lo chef ci propone una sua versione del tiramisù (decisamente ghiotta e gustosa) e l’immancabile piccola pasticceria.
Una cena che dimostra come lo chef sia capace di maneggiare materie prime di grande qualità e freschezza, capace di esaltarle anche con abbinamenti ora più “semplici” (vedi la crema di patate) ora più “arditi” (come le ciliegie assieme al tonno). Una cucina, come ci ha anche confermato lo chef a fine servizio, fatta prima di tutto col cuore, poi con testa e mani. Chapeau.