Il Carnevale è arrivato e insieme a lui una serie di piatti cui sarà difficile resistere. Del resto la cucina italiana muove l’economia…
Secondo un’indagine del centro studi Cna il giro d’affari arriverà a 228,5 milioni di euro nel 2019, 8 milioni e mezzo più dell’anno scorso (+3,7%) e 28,5 milioni più del 2017. Venezia resta la regina italiana di questa festa, con un movimento economico di circa 65 milioni (erano 60 nel 2018) nonostante l’introduzione del numero chiuso. Seguono Viareggio (30 milioni) con i suoi carri, Ivrea (3,5 milioni) dove infuria la battaglia delle arance e gli antichi carnevali di Cento e Putignano (risalente al 1394).
La riscoperta delle proprie e antiche tradizioni ha portato ad oltre un centinaio di appuntamenti celebri in tutta Italia, che incentivano sia il turismo che la gastronomia. Per esempio, a Verona il Venerdì grasso si tiene la distribuzione degli gnocchi (che ricorda una rivolta del Cinquecento). E’ presieduta dal Papà dello gnocco, che impugna un forcone con uno gnocco infilzato.
Il dolce per eccellenza del carnevale sono le frappe (le chiacchiere o le bugie che dir si voglia), dolci strisce a base di farina, uova e zucchero, fritte o cotte al forno. A lunga distanza si piazzano i tortelli di carnevale (in Lombardia e altre aree del Nord), gli strufoli o struffoli (in tutto il Sud, chiamati pignolata in Sicilia e in Calabria), le castagnole (nel Lazio, nelle Marche e in altre zone del Centro) e le ravioline fritte (Emilia-Romagna).