Il tè è una bevanda molto diffusa e soprattutto in autunno tanti di noi ne fanno uso. Ma attenzione alle bustine che compriamo…
Secondo uno studio della McGill University di Montreal (Canada) le bustine di tè in nylon e polietilene tereftalato o Pet (quella a forma di piramide) contengono particelle di micro-plastica che ingeriamo con la bevanda.
A differenza delle normali bustine di tè – che sono fatte di carta, simili ai filtri per caffè – le bustine di tè “setose” sono fatte di plastica per alimenti. Sono spesso a forma di piramide, che dovrebbe dare alle foglie di tè più spazio per espandersi. Come le normali bustine di tè, vengono scartate dopo l’uso.
I ricercatori della McGill University hanno scoperto che quando una bustina di tè di plastica è immersa in acqua calda, nel tè vengono rilasciati 11,6 miliardi di particelle di microplastica e 3,1 miliardi di particelle di nanoplastica. Questo, osserva lo studio, è “migliaia di volte superiore a quelli precedentemente riportati in altri alimenti”. Ad esempio, il sale da tavola ha una concentrazione piuttosto elevata di microplastiche, a 0,005 microgrammi per grammo di sale. Una tazza di tè, a confronto, ha tra 13 e 16 microgrammi di microplastiche, secondo i risultati delle quattro diverse bustine di tè testate nello studio, che è stato pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology mercoledì.
Che effetto possono avere tutte queste micro e nanoparticelle sulla nostra salute? Le conseguenze sul nostro organismo sono al momento ignote e molto dipende dalla quantità e dalla frequenza con la quale si consumano tè e infusi contenuti in filtri di plastica. Insomma, meglio tornare a tè e tisane con i filtri di carta che oltretutto è anche riciclabile oppure a quelli sfusi.