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Avvelenamento da funghi: entro 6 ore la vita è salva

Dal 1998 al 2017 il Centro antiveleni di Milano (Cav) ha contato quasi 13mila casi di sospetto avvelenamento da funghi. Per 19 pazienti, a causa dei danni al fegato, è stato necessario un trapianto d’organo, mentre 40 sono morti. Cosa bisogna fare in caso di avvelenamento da funghi?

Di solito il tasso di letalità per intossicazione da funghi con amatossine si aggira tra il 15 e 25%. “Il nostro risultato – spiega il Cav nello studio – è determinato sia dal rapido arrivo in ospedale dei pazienti, sia dal corretto inquadramento e applicazione del protocollo”. Se si interviene in un periodo che va dai 30 minuti a 6 ore dopo l’ingestione, non ci sono rischi. Oltre le 6 ore il rischio di mortalità è elevato.

Al Cav di Milano ogni anno arrivano un migliaio di richieste di consulenza da tutta Italia, prevalentemente da medici, ma anche da privati cittadini. Complessivamente, dal 1998 al 2017, gli sono arrivate 15.864 richieste di consulenza per intossicazione da funghi, di cui 12.813 su casi clinici. Tutti avevano sintomi gastroenterici (vomito, diarrea e grave disidratazione), che richiedevano l’intervento medico o ospedaliero. Nella maggior parte dei casi (85%), i disturbi erano dovuti all’ingestione di funghi spontanei raccolti e non controllati da un micologo. In 3.265 pazienti i sintomi sono apparsi dopo più di 6 ore dall’ingestione. A 637 (19,5%) di questi è stata fatta diagnosi certa d’intossicazione da amatossine, 40 (6,3%) sono morti (l’80% di loro è arrivato alle cure 24 ore dall’ingestione), mentre 33 pazienti hanno sviluppato insufficienza renale grave e irreversibile.