L’olio di semi ma non solo, il conflitto in Ucraina rende alcuni alimenti introvabili o a prezzi esorbitanti. Sempre più beni stanno diventando rarissimi.
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Sono passati purtroppo già due mesi dall’invasione russa in terra ucraina e gli effetti quelli meno catastrofici, indubbiamente, ma comunque significativi si fanno sentire anche nel resto d’Europa.
Ai rincari che già erano stati annunciati, vedi quelli del gas e quindi dell’elettricità, i due mesi di conflitto si fanno sentire sulle tasche di tutti i cittadini europei. Certo il prezzo da pagare è meno pesante in termini di vite umane, non c’è nemmeno da farne il paragone, eppure i prezzi quelli dei supermercati cominciano realmente a farsi sentire sui bilanci famigliari.
E quando non è questo il problema a farsi sentire è la scarsità di merci; messa da parte l’isteria dei primi giorni che aveva fatto sparire in brevissimo tempo dagli scaffali dei supermercati farina di ogni tipo e pasta (un po’ amarcord del primi giorni di lockdown 2020) adesso effettivamente ci sono merci che scarseggiano e non per l’acquisto compulsivo dei clienti, ma perché semplicemente fanno parte delle materie prime che l’Italia importa in gran parte da Ucraina e Russia appunto e che, fisiologicamente, cominciano a mancare.
Dall’olio di semi al riso; tra gli scaffali latitano sempre di più
Il ricercato numero uno è l’olio di semi di girasole, ma non solo l’AIRI infatti fa sapere che anche la produzione di riso è a rischio.
Il latitante numero uno di queste settimane sembra essere l’olio di semi di girasole. In alcuni supermercati già non si trova più, mentre tra le catene che ancora riescono ad esporlo la vendita è razionata e il prezzo è salito alle stelle, si parla orami in media di 3,50 euro per un litro di olio.
Le ragioni di questa mancanza sono molto semplici; stando ai dati del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria alle dipendenze del ministero delle Politiche agricole, ndr) lo scorso anno l’Italia ha acquistato dall’Ucraina il 46%, quindi la metà, dell’olio di girasole importato dall’estero.
In Ucraina ovviamente le produzione ora sono bloccate e vanno a rilento e con l’occupazione russa spostatasi nel Sud del Paese puntando ad Odessa, unico e più importante porto commerciale del paese giallo-blu, la raccolta di semi del 2021 è stipata nei silos con aziende e operai impossibilitati allo smistamento e al flusso verso gli altri paesi.
Ma a preoccupare ora non è più soltanto l’olio di semi, o la pasta (cisto che sempre dall’Ucraina l’Italia importa parte del grano necessario alla produzione di pasta, ndr) a farsi avanti ora c’è anche l’Associazione dei Produttori di Riso Italiani che, fa sapere, quanto la produzione di riso appunto stia diventando difficile.
Perché proprio il riso se la produzione è italiana?
Il problema è determinato da diversi fattori su tutti la scarsità di materie prime e quindi il rincaro delle bollette con l’innalzamento dei costi.
A questi si aggiungono anche le avversità climatiche, la produzione di riso richiede una grande quantità di acqua, ed è ormai notizia conclamata che il Po, lungo le cui rive sorgono le più importanti risaie italiane, stia vivendo uno dei periodi di siccità più gravi degli ultimi anni.
Siamo arrivati al punto di dover razionare il cibo? Il governo spagnolo ha già attuato una procedura del genere e non è del tutto escluso che anche dalle nostre parti si possa effettivamente arrivare a tanto.