3 italiani su 4 contrari alla carne da laboratorio

Tre italiani su quattro sono contrati all’arrivo sul mercato di carne ottenuta in laboratorio, a partire da colture cellulari, come annunciato dal dipartimento per l’agricoltura statunitense. Gli italiani si dicono preoccupati per le ripercussioni dell’applicazione di queste nuove tecnologie ai prodotti alimentari per le quali alle forti perplessità di natura salutistica si aggiungono quelle di carattere etico.

“L’annuncio è la dimostrazione che dietro i ripetuti e infondati allarmismi sulla carne rossa c’è una precisa strategia delle multinazionali”, ha spiegato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “si tratta di una abile operazione di marketing che punta a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione”.E’ assurdo avanzate motivazioni ambientali, poichè l’allevamento nel mondo è all’origine appena del 15-18% delle emissioni globali ed è assurdo ignorare che i veri responsabili della crisi climatica in corso sono il settore dei trasporti e quello energetico.

Nel 2018 il consumo di carne ha subito un’impennata del 3% e gli italiani sono sempre più attenti alla ricerca della carne made in Italy. Una decisa impennata registra il consumo di bistecca “Doc” con un balzo del 20% nel numero di animali di razze storiche italiane allevati negli ultimi 20 anni sulla base delle iscrizioni al libro genealogico. “La domanda di qualità e di garanzia dell’origine ha portato –aggiunge la Coldiretti – ad un vero boom nell’allevamento delle razze storiche italiane da carne che, dopo aver rischiato l’estinzione, sono tornate a ripopolare le campagne dagli Appennini alle Alpi. L’attività di allevamento ha un ruolo fondamentale nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e culture poiché – conclude la Coldiretti – quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni”.

Gestione cookie